
09 Mag Del Biondi – primo passo di un nuovo polo
Milano Finanza
Dietro al salvataggio della prestigiosa firma del design italiano c’è un più ampio progetto, messo a punto dalla finanziaria Europa Investimenti sotto l’insegna Cose Belle d’Italia. Per dar vita a una aggregazione di eccellenze del made in Italy. Come ha svelato a MFF il Ceo Stefano Bennati.
Alberto Del Biondi dall’orlo del baratro a punta di diamante di un nascente polo delle eccellenze italiane, riunite sotto l’ombrello del progetto «Cose Belle d’Italia», con la regia della finanziaria Europa Investimenti: è questo il senso del salvataggio del prestigioso studio di design italiano specializzato in particolare in calzature sportive e di alta gamma, che ha appena firmato un contratto quinquennale con Tommy Hilfiger per lo sviluppo delle calzature del brand. Così spiega in questa intervista a MFF Stefano Bennati, amministratore delegato della finanziaria milanese, precisando la particolare filosofia di investimento della finanziaria, che è quella di creare valore non rivendendo a terzi le società in cui è intervenuta, secondo lo schema del private equità, ma rimettendo le cose a posto.
Come è nato l’investimento nella Alberto Del Biondi?
Innanzitutto vorrei precisare che la nostra società opera da tempo nel settore delle cosiddette «distressed companies» e ha già effettuato numerose operazioni in questo senso. La strategia di Europa Investimenti è quella di intervenire in società che rappresentano altrettante eccellenze del made in Italy, ma che per i noti problemi congiunturali o per altri problemi sono in difficoltà. E’ il caso appunto della Alberto Del Biondi, una entità straordinaria che rischiava di chiudere. Così, nell’ambito di un concordato fallimentare che vedrà la prossima udienza nel prossimo giugno, abbia adottatolo schema classico di queste operazioni, cioè la costituzione di una newco, a cui partecipa anche Del Biondi, che ha dapprima rilevato in affitto e quindi acquisterà il ramo d’azienda.
Come siete intervenuti? Avete ridotto il personale? Introdotto nuove aree di business?
Il personale è rimasto identico, non abbiamo tagliato niente. Sotto il profilo dello sviluppo dei business, innanzitutto speriamo in ulteriori sviluppi del rapporto col gruppo Pyh dopo l’accordo per Tommy Hilfiger. E siccome stiamo parlando di un’ eccellenza del design non escludiamo di riaffacciarci anche in altri segmenti oltre alle calzature.
Qual è l’obiettivo del vostro ingresso nella Alberto Del Biondi? Pensate di rivendere la società nel medio termine secondo lo schema classico del private equity?
Assolutamente no. Innanzitutto questo investimento rientra in un progetto più ampio, cioè nella creazione della piattaforma Cose Belle d’Italia, un ombrello sotto il quale vogliamo aggregare altre eccellenze del made in Italy per dar vita a un polo di «cose belle d’Italia». Inoltre la nostra filosofia è radicalmente diversa da quella del private equità: noi alla fine del percorso vogliamo restituire l’azienda all’imprenditore , che intanto continuerà a guidarla , perché noi possiamo solo aiutare le aziende a ripartire, ma non possiamo certo sostituirci a quegli imprenditori che sono l’anima delle loro aziende. E questo percorso con Del Biondi è già tracciato.