
14 Giu Verso Pitti – Fra moda e design
Il Giornale
Creativi si diventa. Ecco come i big fanno i mecenati oltre 1.200 i progetti per il premio Diesel, la finale a Trieste. C’è chi stanzia cifre stellari, 300mila euro.
Una volta gli stilisti avevano idee da vendere ma nessuna preparazione. Oggi la formazione dei direttori creativi – non chiamateli stilisti, per carità – è multidisciplinare e nelle scuole di moda lo studio del design è condiviso con l’approfondimento di marketing, arte e cultura. Armi per forgiare cervelli che si misurano con globalizzazione e nuovi consumatori. Coltivare giovani talenti è più che mai difficile . «Siamo i sismografi della nuova creatività» dice Barbara Franchin, director & project supervisor di ITS, International Talent Support, di cui è main sponsor Renzo Rosso con la Diesel. «Una creatività che si fatica a trovare» aggiunge la pasionaria dello scouting spiegando come il suo fashion contest, da tredici edizioni, selezioni interessanti promesse nei settori della moda, degli accessori, dei gioielli, dell’arte e presto del food.
Per la finale di Trieste, l’11 e il 12 luglio sono arrivati 1.200 progetti sul tema: «Lucid Dream» da 80 paesi del mondo. I finalisti scelti da una giuria che vede fra gli altri Nicola Formichetti, direttore artistico di Deasel, sono 20. In rappresentanza del tricolore si sono classificati Anuk Yosebashvili, laureata alla polimoda di firenze per la categoria degli accessori e Virginia Burlina, studentessa alla Hogeshcool Antwerpen, per ITS Artwork. Un po’ poco verrebbe da dire per l’Italia che in quanto a creatività non dovrebbe essere seconda a nessuno. Forse bisognerebbe lavorare meglio per accaparrarsi meglio il Diesel Award che va al primo classificato, un premio di 25mila euro oltre allo stage nel Diesel Creative Team.Anche perché il problema non è vincere un concorso ma di avere le risorse finanziarie per mettersi in gioco.
Non a caso il colosso francese di Bernard Arnault ha stanziato, con il suo LVMH Prize, una cifra record di 300mila euro andati al vincitore della prima edizione, il canadese Thomas Tait. Noi abbiamo tifato per Gabriele Colangelo, unico italiano fra i dodici finalisti giudicati da Karl Lagerfeld, Phoebe Philo e Nicolas Ghesquière, Riccardi Tisci, Raf Simons eMarc Jacobs. L’antagonista Kering supporta la design competition «Empowering Imagination» della Parsons School di New York che vede premiati con stage nelle aziende del gruppo – ben 22 brand – i primi due prescelti.
Giorgio Armani da alcune stagioni sostiene giovani talenti ospitando gratuitamente la loro sfilata negli spazi del suo Teatro. Il 21 Giugno, per Milano Moda Uomo, sarà la volta di Christian Pellizzari, nato a Treviso, formazione tra Firenze e Parigi, un proprio marchio che rilegge la tradizione sartoriale in chiave disinvolta. Di giovani parla anche Alberto Del Biondi, una sorta di Giugiaro della moda che da tre decenni coltiva super menti nel quartier generale di Padova, un magnifico parallelepipedo di vetro e acciaio. «In questi anni abbiamo formato oltre 250 persone che sono andate a ricoprire prestigiose posizioni nei più importanti brand del mondo» dice il designer che ha collaborato con marchi come Ralph Lauren, Michael Kors, Flos e Bimota e di recente ha firmato un accordo quinquennale con Tommy Hilfiger. Ora è entrato nell’orbita del gruppo Europa Investimenti che ne ha rilevato la maggioranza per imprimere un’ulteriore accelerazione alla sua società. Fra le priorità, la collaborazione con cose Belle d’Italia, una piattaforma per salvare realtà del sistema made in Italy dalle calzature alla moda, dal design agli accessori alla cosmesi. «Rileviamo marchi in turbolenza economica per rilanciarli» annuncia Del Biondi. Gli fa eco Stefano bennati, amministratore delegato di Europa Investimenti: «non siamo un fondo tradizionale, possiamo tenere la nostra posizione indefinitamente. Vogliamo creare valore e dare spazio agli imprenditori anche quando deteniamo la maggioranza». Così Del Biondi forte della collaborazione con il colosso americano PVH – sei milioni di paia di scarpe annue sul mercato europeo – che gli ha affidato lo sviluppo di uno dei suoi più importanti marchi e ne ha acquisiti altri due come CK Calvin Klein e Karl Lagerfeld, vuole coinvolgere le migliori scuole di fashion design per selezionare talenti. Ma c’è anche chi attinge creatività in modo insolito. Il Gruppo Lardini, per esempio, ha realizzato la prima collezione disegnata da Nick Wooster, un’icona di tendenza internazionale. Di lui si sa che vive a New York ed è stato fashion director di grandi magazzini del lusso come Bergdorf Goodman e Neiman marcus. Ha un blog, è una star di Instagram e conta oltre 210mila follower. Con la capsule collection Wooster+Lardini che verrà presentata a Pitti Uomo, questo elegantone dell’Oltreoceano diventa ambasciatore in America dell’azienda di Filottrano che produce oltre 1.500 capi di moda maschile al giorno.